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ADD corso di Dottorato in Architettura e Design

Il Corso di Dottorato in Architettura e Design è articolato in due curricula: Architettura e Design. Obiettivo del corso è quello di affrontare, in una dimensione interdisciplinare, l’ampio dominio dell’ambiente e degli artefatti materiali e immateriali che lo definiscono, avendo come elemento focale l’attività progettuale intesa come processo, i suoi strumenti, e i suoi apparati conoscitivi e operativi volti ad affrontare i nuovi fenomeni di cambiamento – sociali, culturali, spaziali e materiali – che influenzano oggi gli ambienti del nostro quotidiano e la loro relazione con la società dell’informazione e la conoscenza.

L’innovatività dell’approccio risiede fondamentalmente nello sviluppo di temi di ricerca correlati alle problematiche e alle esigenze emergenti, alle nuove economie, alle strutture produttive coinvolte e al contesto culturale in cui si collocano. In questo senso il progetto formativo si propone di studiare e approfondire le relazioni fra l’ambiente ai vari livelli e il contesto sociale, i valori politici e culturali che influenzano le scelte progettuali. La principale finalità del Corso è di consentire l’acquisizione, da parte dei dottorandi, di una dimensione critica circa le problematiche che attraversano il tema del progetto nella sua complessità.

La ricerca, un’avventura collettiva

Negli ultimi decenni abbiamo assistito a importanti mutazioni nei nostri scenari di vita e di interrelazione. Lo sviluppo della computazione, dei sistemi di comunicazione e delle nuove tecnologie processuali (materiali e digitali), non solo ha contribuito a favorire un salto di scala esponenziale nella manifestazione entropica dei nostri ambienti relazionali, ma anche al riconoscimento, esplicito, delle sue condizioni aperte, dinamiche e irregolari. Una condizione definitivamente complessa (plurale, eterogenea, evolutiva), che domanda nuove chiavi di lettura e di orientamento. Siamo coscienti, in questo senso, di un cambiamento sostanziale nel pensiero progettuale, aperto alla possibilità di combinare dati, programmi, messaggi e scenari, con una nuova logica interattiva e informazionale che è una delle più importanti rivoluzioni sociali, spaziali e culturali del nostro tempo. In questo momento di esplorazioni condivise, la ricerca progettuale deve diventare, a tutti gli effetti, un’avventura collettiva, intellettuale e culturale. Un’occasione che comporta l’esplorazione innovativa di orizzonti condivisi, di esperienze stimolanti al di là delle convenzioni standardizzate e di un consumismo banale, ma al di là, anche, delle “traiettorie individuali” (delle “figure iconiche”, dei “casi unici” o dei “magisteri di riferimento”); oggi diventano necessarie proposte in grado di generare “reti di complicità e di relazione”, attente alle condizioni del proprio tempo, all’esplorazione di nuovi paradigmi (e criteri di azione) critici e operativi allo stesso tempo. Questa nuova volontà operativa richiede uno sguardo più complesso e trasversale. Uno sguardo “critico-propositivo”, suscettibile di riconoscere la realtà e di progettarla qualitativamente. Dobbiamo promuovere – nella professione, nell’educazione e anche nella ricerca – la generosità intellettuale più che la rivalità competitiva; il lavoro di squadra, e in squadra; in rete (e senza rete); in presenza e a distanza. Lavorare con disciplina, tra discipline e al di là delle discipline. Combinando il rigore e l’audacia, l’analisi e l’intuizione, l’affermazione singolare e l’inquietudine condivisa; il carattere identitario e la proiezione cosmopolita; il rispetto intellettuale e l’ammirazione complice; la convinzione intima e la curiosità entusiasta. Senza diffidenze né paura dell’errore, del rischio, o del confronto. Un cambiamento nel modello universitario appare all’orizzonte. Assistiamo alle ultime manifestazioni di un modello ancorato in strutture ancora troppo difensive e rigide. È evidente che dobbiamo aprirci alla società stessa, ma, soprattutto, alla emergenza del talento e dell’energia proattiva. Gli studenti non sono più i vecchi “discepoli” della tradizione dei maestri, ma nuovi “complici” di una ricerca e una produzione complessa e condivisa. Il mestiere lascia il posto alla ricerca (la trasmissione di certezze alla costruzione di criteri di azione).

L’idea di una ricerca basata su scuole o spazi formativi monolitici, cede il passo a proposte intese come laboratori virtuali di indagine: ambienti plurali, creativi e investigativi, in rete. La fiducia nel talento e nelle energie emergenti (combinando il rigore e la ponderazione dell’esperienza con l’immaginazione e l’entusiasmo giovani) risulta fondamentale per garantire la qualità di un vero ambiente educativo, vitale e sostenibile. Questo è ciò che cerchiamo di fare nell’ADD di Genova. Celebrare il progetto (in Architettura e Design) e sfruttare la ricerca: un messaggio condiviso, fondamentale per affermare – e proiettare – il ruolo trasversale di una possibile e ricca educazione transdisciplinare.

 

 

Ultimo aggiornamento 30 Maggio 2023